domenica 1 gennaio 2023

La vita è un viaggio di cui già si conosce la fine, le sorprese sono nel mentre...


Cosa vorrei ti portasse il nuovo anno?

Vorrei che ti portasse a non prendere da me, io sono l'imperfezione. 

Ad arrivare a stabilire una meta, e che la raggiungessi.

Vorrei che la felicità lo fosse, una tua meta.

Che ti portasse a cogliere, anche nella grandezza,  l'umiltà che altro non è che un’accettazione, ed un riconoscimento, dei propri errori, e dei propri limiti, che tutti abbiamo.

A capire che non ci si dovrebbe arroccare sulle proprie convinzioni, e che queste possono essere riviste, e rivalutate.

Che ti portasse a comprendere quanto, spesso, siamo fortunati rispetto ad altri che lo sono meno, molto meno, anche di fronte ai tormenti, ed a quelli che riteniamo essere lati negativi, della vita.

Vorrei che ti portasse a far tuo il pensiero che sovente i piccoli problemi siamo noi a farli diventare grandi.

Che nel bisogno ti ritorni alla memoria quello che, noi genitori, abbiamo provato ad insegnarti, non sarà molto, ma non è il nulla.

Ad accettare il fatto che i genitori non sono unicamente dei “punitori”, ma coloro che ti amano sopra ogni cosa. Che sbagliano, come sbagli tu.

Ad avere più considerazione e rispetto di te.

Sei giovane, sei bella, intelligente, e ti auguro un grande futuro, ma quello, a parte qualche colpo di culo, ce lo costruiamo noi…

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È facile dire di voler bene, o di amare, il difficile è dimostrarlo. 

Io con te, alla fine, credo di non esserci riuscito, evidentemente. 

Mi sono chiesto spesso, ultimamente, come già ti scrissi, cosa ha lasciato in Carlotta il nostro "vissuto", cosa le è rimasto?

La risposta che mi verrebbe sarebbe troppo scontata, e dettata dagli ultimi eventi.

Buon anno, Carlotta.




sabato 26 maggio 2018

da 0.1 a 13

So che ti ho amato
da quando ho memoria di te,
qui,
nel luogo dove l’amore è azione,
è coraggio,
non semplice parola.
E continuo a posare lo sguardo
su un sorriso che non ha mai smesso di essere.
      
                  mb






martedì 20 marzo 2018

...boschi e neve; tra irreale, magia, ed improbabili domani...
Quelli in cui puoi nasconderti cercando un'altro cammino.
Che sarà sempre eguale.
Quando tutto è imbiancato i paesaggi variano completamente, come essere in un altro luogo che è sempre lo stesso. 

Cambiano le prospettive. Non il piacere che provi a vivere quelle stesse, identiche, emozioni.

mb




martedì 13 marzo 2018


Era il Novembre del 2013 quando prese piede l’idea del Blog, sono passati quasi quattro anni e mezzo da allora, e quasi tre anni di…silenzio. “Il Tempo”, del Maggio 2014, aveva messo a tacere definitivamente quell’oscura presenza che perseguitava i miei sonni, e le mie veglie.
“After”, l’ultimo post, ne chiuse del tutto il cerchio.

Il silenzio che n’è seguito non è stata una pausa di riflessione, semplicemente l’animo ormai placato, e l’assenza di quella sofferenza che mi dilagava dentro, ha lasciato spazio ad altre attività della mente, ed una certa carenza di stimoli.

Si, perché il “male oscuro”, la depressione, non lascia solo dolore, ma ti da una capacità, quella che un amico chiama Percezione Aumentata. 
Quella che ti permette di guardarti dentro come se cercassi vecchi ricordi in un solaio affollato di contenitori. 
E quando nel cercare ti trovi ad aprire ogni contenitore che stai per spostare, diventi curioso di te stesso, comprendi che la “No Comfort Zone”, non è solo un ipotetico luogo ostile al tuo corpo, ma anche un luogo ostile alla propria mente; ed allora cerchi tutte le possibili soluzione per…sopravvivere.

Ecco, il Blog era nato per una questione di sopravvivenza, per il bisogno di tirar fuori i pensieri che affollavano la mente e metterli in un contenitore da qualche parte in quel solaio. In modo che anche altri potessero, cercandovi qualcosa, aprirlo.

In realtà il periodo nero lo sconfissi ben prima del Maggio 2014, ma rimase la voglia di scrivere che si affievolì solo col tempo.

Di questo non posso che ringraziare in promis mia Figlia, la Gemma di Maggio, la montagna, di cui tanto ho scritto ed un paio di amici, di quelli con la A.
La voglia di non arrendersi a se stessi ha fatto il resto.

Ma la vita ti prospetta sempre qualcosa, lì dietro l’angolo di un vissuto felice si annida sempre un inciampo…le “Piccole Vite” crescono.



martedì 23 dicembre 2014

Gnome e...doni



La vita può essere, anzi spesso lo è, una serie di inciampi.
Non sempre però ciò in cui inciampi è realmente un ostacolo negativo.

Capita, nella vita, di cadere, inciampando, su qualcosa di meraviglioso, capace di regalarti magnifiche sorprese, ogni giorno.
Talvolta quelle stesse, incredibili, sorprese riescono persino a superarsi.

Questi sono i doni che Tu mi porti, che mi hai portato, in ogni momento della Tua crescita.

Nessuno meno importante di un altro, ma quello di ieri è stato, per me, qualcosa di davvero appagante. Forse è stato un dono reciproco, di cui ognuno di noi due ne ha goduto, con diverse sfumature.

Vederti così, sorridente, nella fatica del salire, in mezzo alla magia di una natura in veste invernale, ha avuto un sapore del tutto unico e speciale.

Buon Natale Gnoma, meravigliosa creatura…


E…auguri a tutti voi…

MB






























mercoledì 17 dicembre 2014


...ogni nostro figlio poteva essere un loro figlio...ma siamo ciechi, volutamente ciechi. 
Il Non sentire
Il Non vedere
Il Non sapere
...è come tenere lontano il dolore, poiché appartiene ad altri.
A questo...non riesco.



martedì 27 maggio 2014

Allora si...

“Sei nel posto giusto
In montagna
Nella vita…

Se sai capire
Se sai rinunciare al proseguire
Se comprendi quando sia meglio ritornare sui propri passi
Se sai ascoltare la tua consapevolezza
allora si.
Allora sei nel posto giusto…”



mb








martedì 13 maggio 2014

Il Tempo...

Un’immagine,
sempre la stessa.

Un pensiero,
che non cambia.

Un’assenza,
che rimane.

Ingombrante.

Dove lo scivolare si fa leggero.

Dove il tempo è più lungo.

E nuovi sorrisi
hanno un’altro sapore,
che ancora non ti appartiene.

Il Tempo verrà
in una tenue traccia.


mb





martedì 15 aprile 2014

Ombre

Le Ombre sono ciò che la luce proietta di un corpo.
Sono un ostacolo al chiarore, impedendone il passaggio.

Persistono durante il giorno,
ma sono quello che al buio non vedi.

Si celano dietro gli angoli, i corpi.
Le Ombre no, sono quello che va oltre.
Le puoi percepire, anche se il resto rimane celato.

Sono i mostri che ci spaventano. 
Nella penombra delle case,
dei boschi,
lungo le strade,
durante il cammino.

Alle ombre davamo la forma che più ci terrorizzava,
se avevamo un fantasma nella nostra fantasia, lui appariva sotto quella forma.

Continuiamo a darle forma, anche ora che il Tempo è passato.
Ma non ci spaventano più, son solo li,
a volte,
a ricordarci.

Sono ciò che resta...Ombre

mb




martedì 4 marzo 2014

Giro della Meja 06-12-2013

Sono sicuramente tanti i luoghi belli sulla nostra terra, ed ognuno di noi ne ha sempre qualcuno che ama in particolar modo.

L'altipiano della Gardetta, con la sua stupenda Cattedrale di roccia, Rocca la Meja, che lo domina isolata, è uno di questi luoghi. Li in inverno, quando la desolazione regna incontrastata, pare di essere in un mondo lontano, un deserto bianco e leggero. Ma al tempo stesso basta girare versante, volgendo al Nord, che la sua bellezza diventa selvaggia e severa. Due facce della stessa medaglia da vivere in un'unica, intensa, giornata.


mb



sabato 1 marzo 2014


Scelte

"...quando fai qualcosa di consapevolmente rischioso,
qualsiasi cosa,
non rassegnarti al fatto di poter morire,
semplicemente accettalo,
come conseguenza di una tua scelta.
Lottando perché ciò non accada…"

MB  












lunedì 10 febbraio 2014

Alberi musicali




…sempre le stesse foto, con la solita neve?
No, alcune, semplicemente, vanno ascoltate, perché la musica, la musica della neve, cambia ad ogni inquadratura, in ogni momento che non è mai eguale al precedente, o al successivo.
La neve compone sempre, senza tregua, all’infinito.
Musiche sempre diverse.
E' una grande compositrice che è la neve.
Ed è il bosco la sua sala da concerto.
Gli stessi alberi; non c’è uno eguale all'altro, come le impronte delle dita. Mai una simile ad un’altra.
In un bosco innevato, senza tracce, ti ci puoi perdere, o ti ci puoi ritrovare. Basta seguire la melodia, quella che si rincorre tra i rami.
Devi avere orecchio. Devi avere occhi.
Devi, soprattutto, avere amore.

mb

Davide Sapienza...insegna...


giovedì 6 febbraio 2014

La strada...


“Quanti volti hai,
in quanti luoghi sei,
sotto quanti sorrisi ti nascondi.

Li vedo tutti,
li trovo tutti,
sfuggono quelli veri,
di sorrisi,
quelli che nascondono
chissà cosa.

Chissà perché.
Son così belli.

La strada che cerchi,
nei boschi di betulle,
dove ti porterà.
In un altro domani
che gioca a nascondino.
La mia strada, il mio destino?

Incontrarti.

Come immaginare
altri abbracci,
da altri profumi,
nella folle consapevolezza
di non saperli,
di non poterli
vivere.

Follia
di una fiducia
spersa,
o mai voluta,
in un’arrogante timore.
Ma cercarsi sempre,
ovunque,
come anime smarrite.
Io e te.

Il vento ci porterà.”




mb





sabato 1 febbraio 2014

             ...figli psichedelici...

Carlotta...devi per forza pucciare i capelli nel latte? Vai a prenderti un elastico o un cerchietto, su!
- si papone... -


mercoledì 22 gennaio 2014

Anima...

“Ridere
di rughe che lasciano il segno,
di sguardi 
che non sai dove li metterai.

Ridere
della presenza,
dei sogni, 
che non sai cosa ne farai.

Ridere
dei pensieri,
dell’assenza, 
che non sai quanto piangerai.

Ridere
di tutto,
di niente,
del passato,
del presente.

Ridere
della gente
che ti chiede,
che si chiede
perché.

Ridere
di chi non comprende
che…l’anima ride
con noi.

E ritrovarsi”

mb



lunedì 13 gennaio 2014

I sogni.


I sogni fanno parte della nostra vita. E sappiamo che non esistono solo i sogni che dimentichiamo al mattino, al risveglio. Ci sono anche quelli ad occhi aperti, quelli che difficilmente scordiamo. Quelli che desideriamo realizzare, che aneliamo concretizzare.
Sono i sogni più importanti perché, a differenza degli altri, di quelli che ci ronzano la notte, questi non rappresentano un vissuto, bensì un vivere ancora  da venire.
E non importa siano essi grandi o piccoli, importanti o meno, inutili o costruttivi.
La soddisfazione è nel riuscire a renderli…compiuti.
Ne ho tanti anch'io, come tutti, e molti sono solo piccoli sogni. 
Questo desideravo realizzarlo da quando ho riscoperto la neve come mezzo per sopravvivere ad un quotidiano che mi stordisce…
E’ un sogno forse inutile, che non porta a nulla se non lassù...per scendere poi giù con occhi pieni e testa leggera. E non è poco.

Era il giorno del mio compleanno, e l'ho festeggiato così.

Realizzando un…sogno in technicolor…

 "...ma c'è sempre un sogno che, purtroppo, già sappiamo non potrà esser realtà..."


mb











sabato 11 gennaio 2014


...nuova intimità...

“Quella piccola frase
che lo scivolare della pelle
veste con l'abito bello. 
E ti svegli con quelle cinque lettere   
incollate alle lenzuola.
Quelle parole,
quelle dei sorrisi e quelle delle lacrime,
tutte insieme,
a volte
sussurrate sui tasti.
  
Ogni giorno
quelle dei sorrisi,   
e buongiorno sia ad ogni alba.


A tratti
quelle delle lacrime,                                                        
un lancio di dadi,
oggi vinci,  
domani perdi...
E giochi di nuovo la tua anima.
Contro la stessa mano, 
quella che cancella la lavagna
per scriverci nuove equazioni.
Nitida consapevolezza.
Quelle parole, che...
valevano come spettacolo unico,
senza replica.    
Quelle scritte,
poi sfuggite tra smalto e ceramica,
travolgendo una nuova intimità.
Ancora da venire.
In un'attesa mai ripagata…” 



domenica 22 dicembre 2013

IL VOLO

I Protagonisti:


-          Una parete: Cattedrale di roccia edificata in mezzo al nulla.
-          Una figura mitologica: rappresentazione delle fughe; disperate.
-          Un arrampicatore:  lucidità nell’accettare una perdita, consapevolezza che li finisce la sua vita. Scegliendone                                   i termini.
-          Una persona: il ricordo.
-          Una musica: “Tiempo y Silencio”, Cesária Évora.                                                                     http://youtu.be/g6p2RHmrwNg       


L’effetto delle parole dipende dal momento in cui ti sono rivolte

“La mitologia narra che Dedalo, per fuggire dal labirinto, costruì delle ali con delle penne che attaccò al proprio corpo, ed a quello del figlio Icaro, con la cera. Nonostante l’avvertimento del padre, di non volare troppo alto, Icaro si fece prendere dall'ebbrezza; salì talmente in alto verso il cielo che avvicinandosi troppo al sole questi ne fuse ciò che sino a quel momento gli permise la lotta contro la forza di gravità. Il volare. Il volo.
Anche oggi, come nel passato, io non salirò verso il cielo utilizzando ali di cera, anzi è sin troppo plateale il “salire verso il cielo”. Pur se il “salire” una montagna, scalare una parete, è anche un po’ questo.
Oggi non salirò neppure con il consueto, rassicurante, peso della corda, e nemmeno con quello del materiale d’arrampicata appeso a vita –anzi di solito, è la vita a essere appesa ad esso– moschettoni, rinvii e quant’altro. No, oggi sarò leggero e l’unico, misero, peso sarà quella fastidiosa sensazione che ci prende nei momenti in cui la sicurezza viene a mancare. Paura. Si è questo, è proprio questo che mi spinge: la sensazione di vittoria contro il proprio Io.
Il Volo. Sto andando verso il Volo finale, l’ultimo poiché dopo - dopo il volo intendo – non ci sarà più nulla. Si sto andando incontro l’ultima salita, verso l’ultimo sole. Esso continuerà a sorgere e tramontare, ma non più per me. Non pensate al gesto schizofrenico di un uomo allucinato, non più in se. Sono perfettamente lucido e determinato.
A tratti, salendo, avvicinandomi alla parete, la mia parete - quella che più di tutte mi ha regalato la possibilità di disegnarci su linee sognate – sorrido e penso alla meticolosità con la quale ho sempre preparato ogni solitaria; la Via, l’itinerario, la sequenza dei movimenti nei tratti più difficili e il ritorno. Già, il ritorno.
Anche oggi voglio evitare ogni errore, ogni possibile pericolo. Devo finire la Via, uscire nel punto più alto, e poi? E poi cosa? Il nulla.
Mentre cammino, m’immagino lassù, mi vedo pronto, nessuna esitazione, proteso alla volta del vuoto. Incontro al Volo, sarà magnifico. Trecento metri mi separeranno da che egli finisca, si concluda; che sensazione proverò?
Che cosa ha provato Icaro, terrore? Certo lui non l’ha voluto ne cercato, non così. La mia è una scelta e questo fa la differenza. Perché? Ho i miei motivi, non è un suicidio è libertà, e non è un crimine contro la vita scegliere di morire, è una scelta di vita.
Sono arrivato, mi preparo e mi sento come un guerriero antico all’atto della vestizione. Non ho però i colori di guerra, né nemici da sconfiggere. Io ho già lottato, non ho né vinto e nemmeno perso, ho vissuto quello che volevo, forse non tutto, ma ho vissuto godendo di questo dono. Non son stato solo, né mai mi ci son sentito. Ho amato e sono stato amato. Ho dato e ricevuto amicizia. Ecco, si amici veri ne ho, loro, forse, capiranno.
Non sono, e non sono stato, però così onesto, né così buono e neppure dotato di grande morale. Sono un uomo, traditore ed anche un po’ ladro. Menefreghista? Sì, anche questo, ma tutto in equilibrio con ciò che mi ha circondato.
Sono pronto, unica concessione il sacchetto con la magnesite, bianca e un po’ magica polvere; pucciarci dentro le mani è anche un gran bel gesto, infonde sicurezza; eppure non mi sento come l’angelo biondo e seminudo, scalzo e slegato che tutti abbiamo visto danzare sulle grigie rocce del Verdon. In primo luogo non sono biondo, almeno non più, e i miei capelli son corti, quasi rasi. Neanche ho i suoi muscoli, e la mia, di Via è ben più facile. Ha importanza tutto ciò?
Sarò allora uno dei parassiti dello scritto di Ugo Manera, oppure uno dei Falliti dello testo più conosciuto di Gian Piero Motti anch’egli morto suicida. Sì, di sicuro, oggi, qualcosa mi legherà in qualche modo a lui.
Anche se per diverse motivazioni e modalità d’uso, io, d’altronde, nella mia lucidità, motivazioni precise non ne ho. Ma lui si, ne ebbe? Cambia forse qualcosa? Quello che conta è il dopo, è chi rimane. Credo che sarà proprio questo pensiero che alla fine della parete, alla fine della scalata, rappresenterà l’ultima difficoltà, il vero tratto chiave.
Salgo, e come al solito tentenno nei primi metri, devo acquisire sicurezza.
Cinquanta metri e sono alla prima sosta che, ovviamente, non ha, per me ora, significato alcuno, ne approfitto per raccogliere pensieri e dubbi, dubbi? Poi faccio pulizia, li lascio al vento, la mia mente è libera, adesso. La cengia è comoda, una sigaretta,  mi siedo a gustarmela.
La mia Via prosegue più a sinistra con una placca delicata, tratto chiave della salita…per ora. Lei attende il mio passaggio, è una splendida lavagna grigia ed io la disegnerò con la magnesite e il gesto, lieve, preciso.
Ecco uno dei piaceri dello salire soli e slegati: cosa e quanto conta la distanza che ci separa dall’ultimo ancoraggio? Solo il movimento, come unico aggregante alla sequenza di piccoli appigli, importa. La mia mente è assolutamente sgombra, non esiste più la paura, né l’apprensione di riuscire ad arrivare alla sosta successiva.
Esiste solo il riuscire a proseguire senza soluzione di continuità, sino alla fine. Buffo dato ciò che mi aspetta, la fine. Non c’è futuro vicino o lontano nelle solitarie, e, volendo filosofeggiare, non esiste neanche il presente, è già passato nel momento in cui il pensiero diventa gesto.
E’ bella la vita, qui, ora. Come scrisse Jean Marc Boivin “…amo la vita, da morire..”.
Aggiungo io: per essa.
Seguo l’inutile linea di placchette luccicanti lungo la placca che -stupenda fusione di antiche rughe, nei, e piccoli seni da accarezzare- sta finendo. Proseguirò per i diedri e le fessure finali.
Oggi non è neanche una di quelle giornate in cui verrebbe da dire: è un bel giorno per morire; il cielo si sta annuvolando, fa freddo, che schifo di settembre. Non ci bado molto, se anche dovesse piovere da qui a poco io, sicuramente, non me ne accorgerò, né vivrò la splendida sensazione che si ha quando, al ritorno da un’ascensione, si entra in piola, magari in una giornata uggiosa come questa.
Vino e acciughe non saranno nemmeno un ricordo.
La vetta è sempre più vicina, che strana impressione.
Unico rammarico: a chi lo racconto?
Tre sono i momenti più belli dall’arrampicata, oltre al vissuto.
Togliersi le scarpette, entrare in un locale e raccontarsi.
Sono qui, l’ultima lama, l’ultima fessura, l’ultima corta placca.
Il sottile piacere che si prova nel sentire i muscoli che rispondono infondendoti sicurezza, ti danno potere, vita…già, vita…ne godo appieno.
Esco su facili rocce raggiungendo la vetta, con il vento che aumenta e che ti fa sentire l’odore della pioggia che arriva. Lontano s’intravvedono, tra le nuvole, colonna d’acqua che si avvicinano.
Che stupido, mi son messo il casco, gesto inutile, lo levo. Ho i capelli scompigliati, i pochi che mi rimangono, sudati. Vi passo una mano sopra, ad accarezzarli; momento in cui ti senti un po’ grande e un po’ più bello. Quante cose sciocche mi passano per la mente.
E ora? Come procedo ora? Guardo di sotto, la conoide di detriti così ripida a salire è ora, in prospettiva, assolutamente piatta. Sono pronto.
Volare, ecco il dubbio che svanisce. Io non volerò, io cadrò.
Il “volo”…già, l’alpinista, lo scalatore è sempre stato un po’ megalomane, lui non cade, lui vola. Palle! Quando la terra ti viene incontro, così velocemente stai solo cadendo. Immagini della tua vita che ti scorrono davanti; no, grazie, preferisco queste: sono inedite.
Questo non cambierà le sensazioni che vivrò, -sembra un gioco di parole- cambia però il sogno; per anni ho sognato il “volo” e oggi che son qui, pronto, scopro questo pensiero.
Non ho tentennamenti comunque, chissà cosa penseranno gli altri e perché me lo domando.
Io sono qui, che scrivo, ad un passo dal vuoto, ancestrale paura dell’uomo, e pronto ad affrontarlo. Ecco, chissà se queste e le prossime immagini rimarranno impresse, come dicono, nelle retine, e se anche fosse?
Vado! Ora! Pensiero ed azione.
Quanti secondi per coprire lo spazio che mi separa dalla pietraia?
Un salto…esito troppo, come una scena al rallentatore sporgo una gamba nel vuoto, ruoto sull’altra, su me stesso.
Mi fermo.
Rido di una risata che non è schizofrenia, è gioia.
Ora vi aspetterete qualcosa del tipo -…è tornato il sole, la sua luce mi pervade l’anima, comprendo ora che devo vivere, tornare a casa…-.
Niente di tutto ciò.
Sta iniziando a piovere, ed io, semplicemente, voglio bagnarmi.
Richiudo il sacchetto della magnesite e cerco il casco, ora si che è utile, non mi va di bagnarmi gli occhiali.
Le scarpe, accidenti! Quelle le ho lasciate all’attacco, non mi sarebbero dovute servire.
Inizio a scendere imprecando per la roccia scivolosa. Scendo per l’altro versante disarrampicando tra cenge e canalini.
Di fronte a me si lasciano intravvedere, in lontananza, la catena dell’Oronaye e a Nord la sagoma del Monviso, ancora al sole. Da lassù si che sarebbe bello…volare, ma è questa la parete che amo di più.
Ho in essa il ricordo, indelebile, di una giornata che ha segnato il mio presente. Piovve anche quella volta, e quello che ne conseguì ha lasciato tracce, ancora evidenti, nel corpo e nell’anima di una persona smarrita.”

“So che ti ho amato
da quando ho memoria di te,
qui,
nel luogo dove l’amore è azione,
è coraggio,
non semplice parola…”      



…è nel momento in cui ti rendi conto, con assoluta certezza che stai per morire, che tutto sta per finire; che sei pronto ad accollarti rischi inconsiderabili prima…

Marco©