venerdì 22 novembre 2013

                  
                  ...per chi ha una favola perduta, e tutti ne abbiamo una...

“…quando pensi…

…quando pensi che…sinceramente hai creduto d’amare.

- Quale differenza tra amare e credere di amare?
Nessuna, solo che dopo ci si consola la coscienza dicendo ..."credevo di amarti –

Quando pensi alle favole in cui non hai creduto.
Quelle che leggevi e scrivevi come a volerle viverle.
Quelle in cui ogni parola, ogni azione, andrebbe soppesata.
Quelle in cui ogni cosa detta o scritta prende il significato che vogliamo dargli;
- l’effetto stesso delle parole dipende dal momento in cui vengono rivolte. -
Come quelle frasi così piene, di quelle parole, che portavano a crederci.
Io ci credevo, con la convinzione data un'amore vero, reale.
Quelle parole che possono creare gioia o dolore, a nostra scelta,
spesso insensata nel cercare di far capire quello che già è stato compreso: 

la consapevolezza che ciò che è stato non sarebbe più tornato.

Ma l’egoismo della chiarezza crea spesso altri dubbi, e
disperdere i dubbi dovrebbe essere un’azione dovuta
per chi, in quella favola, c’ha creduto. 
Un atto di rispetto.
Verrà il silenzio a tacitarli, i dubbi, ma il silenzio è fuga.
Il silenzio è l’arma che ci permette di non udire ciò che non vogliamo sentire.
Neanche di noi stessi.
Verrà il tempo, ma il tempo non da risposte, unicamente cancella”

MB








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